Dopo qualche decennio dalla caduta dell’Impero Romano, intorno al 550 d.C., iniziò, come si deduce dalle scarne fonti storiche, lo sviluppo di un centro abitato, sulla sommità e lungo le pendici del Colle della Rocca. Monselice viene citata in due testi, redatti tra il 600 e il 700 d.C, che raccontano fatti accaduti diversi decenni addietro. Il più antico, la Cosmographia dell’Anonimo Ravennate, riporta un elenco di località nelle quali la civitas di Monselice è collocata insieme ad altre nei pressi di “litorali marini”.
La seconda testimonianza più circostanziata, si trova nella Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, vissuto tra il 720 e il 799. Nella descrizione degli avvenimenti accaduti tra il 568 e il 569, durante la prima fase dell’invasione dell’Italia, Monselice compare una prima volta nell’elenco di civitates che i Longobardi, guidati da re Alboino, non riuscirono a conquistare e una seconda nel racconto delle vicende accorse tra il 601 e il 602 che videro la capitolazione del castrum di Monselice a seguito dell’attacco portato da re Agilulfo. Queste citazioni inducono a pensare che Monselice fosse un sito importante e strutturato già verso il 550, tale da essere accostato a città come Padova e Mantova. E’ necessario, però, considerare questo dato in base al fatto che Paolo Diacono scrisse La Storia dei Longobardi 200 anni dopo i fatti narrati, e che quindi potrebbe aver attribuito a Monselice il ruolo rilevante che aveva assunto ai suoi tempi.
E’ indiscutibile tuttavia, anche a fronte del rinvenimento di brevi tratti di cinta muraria databili tra il 550 e il 600, che i Longobardi occuparono un luogo che aveva già i connotati di un sito fortificato; la costruzione di queste prime opere di difesa può essere attribuita ai Bizantini, impegnati in quel lasso di tempo a difendere i confini nord-occidentali dell’Impero Romano d’Oriente dalle tribù barbare.